"SEVERINO PARTIGIANO IN LIGURIA"
Monumento al partigiano: particolari

 


 "SEVERINO PARTIGIANO IN LIGURIA"

Monumento al partigiano: particolari

 

 UN'OPERA DI SILVIO BENEDETTO 
PER IL COMUNE DI LICATA, AGRIGENTO 
(VILLETTA GARIBALDI, PIAZZA PROGRESSO)

 

 

La vicenda di Raimondo Saverino

Raimondo Saverino, nato a Licata nel 1923, militò nelle truppe regolari dal 6 settembre 1942 fino all'8 settembre 1943. Aggregato al 241° reggimento fanteria Imperia venne ferito in Grecia nel giugno 1943, rimpatriato e assegnato in seguito ad una compagnia di stanza alla caserma Piave di Genova. Dopo che il generale Badoglio firmo' il celebre armistizio, il milite agrigentino raggiunse sulle alture di Genova la brigata partigiana Chichero, sotto il comando di Vincenzo Canepa (detto "Marzo"), assumendo il nome di battaglia "Severino". Fece poi parte della prima formazione partigiana della Liguria (che in seguito diventò la Terza divisione Garibaldi) finché, il 21 maggio 1944, venne catturato sui monti della Rondanara sopra a Chiavari. Torturato e interrogato inutilmente, venne scaricato da un camion sulla piazza principale di Borzonasca e, infine, fucilato di fronte alla chiesa del piccolo paese. In memoria del compagno siciliano, i partigiani che accettarono volontariamente di operare dentro alla città di Genova, e dunque nel cuore dello schieramento nemico, si battezzarono "Volante Severino". Una famosa fotografia del 1945 documenta la brigata garibaldina Volante Severino che sfila vittoriosa con i prigionieri lungo il corso Buenos Aires di Genova. Borzonasca ha dedicato a Severino un monumento sulla facciata del municipio.

da "La Vedetta", ottobre 2005

Primi appunti per la realizzazione del MONUMENTO COMMEMORATIVO DI SEVERINO, PARTIGIANO IN LIGURIA

Il bisogno primordiale (sempre nel rispetto della figura evocata e della creatività dell'artista) è la responsabilità di "dare un'opera d'arte alla città", ossia la qualità tecnica e artistica del messaggio. Questo punto è fondamentale perché l'opera d'arte nel contesto urbano offra un valore durevole, etico ed estetico. Ribadendo questa premessa credo di dovermi attenere al seguente metodo: - studiare ed analizzare la tragica vicenda di Severino - dare informazioni relative a tale vicenda soltanto, e dico soltanto, con il linguaggio delle arti plastiche, ossia senza retorica né demagogia, ed affidando se mai ad altra sede più adeguata il racconto storico (attraverso la parola scritta, in dovute quanto augurabili future pubblicazioni). Un altro valore non trascurabile sta nell'intento di proiettare quest'opera verso il futuro, e per ottenere questo risultato dobbiamo considerare due punti: - proporre un linguaggio artistico non anacronistico; affinché ne risulti un'"opera del suo tempo" che, nonostante il suo carattere evocativo, non utilizzi forme ottocentesche celebrative più che abusate - ottenere una sintesi artistica di valore universale; affinché la lettura della vicenda non rimanga confinata ad un'epoca storica passata, anzi renda l'uomo trucidato il simbolo di ogni ingiusta sopraffazione. Pertanto ritengo essenziale escludere dalla mia composizione i carnefici e le loro uniformi in una sintesi pulita, nella quale la visione di Severino vittima, pur essendo memoria, pulsione universale e pietas, si innalzi a spiraglio di luce e il suo sacrificio rimanga vivo nell'urlo contenuto di un "mai più!". Raffigurerò dunque il momento centrale della vicenda, ossia Severino a cavalcioni della sedia, nell'istante finale in cui la figura ancora sta cadendo e già si leva in volo di colomba l'augurio di un domani di pace e giustizia. Un'anima libera in volo, simbolo anche della cristianità insita in quella chiesa che fu testimone muta dell'esecuzione. La tematica si svolgerà su un masso di pietra naturale di circa m. 1,50x1,80x1,00 a visione multipla. La pietra sarà illuminata dal basso per ottenere un senso di levitazione della materia. Su una faccia anteriore levigata si affiderà al colore la raffigurazione pittorica di Severino come sopra descritta, il lato posteriore lasciato naturale come da cava sembrerà scheggiarsi per l'irrompere della colomba scolpita. Una pietra di ridotta dimensione appoggiata a terra poco distante accoglierà la parola scritta, insieme con gli stemmi comunali.

Silvio Benedetto

 



 

© SILVIO BENEDETTO by SIAE 2006 testo e foto